5 errori da evitare nella progettazione di un Impianto ad Aerosol
Un impianto di spegnimento ad aerosol è tra i più facili da progettare ed installare, si presta bene ad interventi con la minima invasività ed è estremamente flessibile ad cambi di volumetria. Tuttavia è bene tenere a mente questi 5 semplici accorgimenti per evitare errori grossolani e possibili complicazioni successive.
1. Non valutare la “tenuta” del volume da proteggere
Errore tipico di chi si approccia per la prima volta ai sistemi ad aerosol è pensare che essi siano il sacro graal dei sistemi a saturazione ambiente e che, indipendentemente dalla “qualità” dell’ambiente protetto, funzionino in ogni condizione. In realtà anche per gli impianti ad aerosol, così come per quelli a gas, è necessario valutare eventuali fonti di perdita dell’estinguente. Alcuni esempi tipici sono: passaggi di cavi attraverso pareti, finestre previste come permanentemente aperte, canali di estrazione aria senza serrande tagliafuoco. Se si identificato tali situazioni è necessario agire prontamente per limitarle. Possono essere comunque tipicamente trascurate le perdite dovute ad piccoli intagli su pareti e soffitto.
2. Ignorare la presenza del controsoffitto

In presenza di controsoffitto bisognerebbe sempre farsi la domanda “Lo spazio oltre il controsoffitto è da proteggere?“
La normativa tecnica sugli aerosol UNI EN 15276 non dà un indicazione assoluta e lascia al progettista l’onere della valutazione del rischio in questi volumi nascosti. Un utile riferimento comunque potrebbe essere quello presente nella norma sugli impianti sprinkler UNI EN 12845 al capitolo 5.4 che impone la protezione di spazi nascosti (controsoffitti, pavimenti sopraelevati) se di altezza maggiore di 0,80 m oppure se contengono materiali combustibili o sono costruiti in materiali combustibili (sono consentiti comunque cavi elettrici monofase con tensione minore di 250V e massimo 15 cavi per ogni via di cavi).
Inoltre vi è un altro quesito da porsi: “il controsoffitto è in pannelli leggeri?” La tipica pannellatura leggera a “quadrotti” 60x60cm, infatti, rappresenta un punto debole per i sistemi a saturazione. Infatti, basta una modesta turbolenza o sovrappressione per sollevare anche solo uno dei quadrotti a soffitto, provocando quindi la dispersione dell’agente estinguente dal foro creatasi.
3. Tentare di proteggere locali con altezze proibitive
L’aerosol ha una grosso handicap: essendo più caldo dell’aria circostante durante la scarica, tende a stratificare in alto, quindi è intuibile che quanto più elevata è l’altezza del locale protetto, tanto più difficoltoso sarà raggiungere una protezione uniforme.
Indicativamente non si hanno problemi per altezze fino a circa 4,50 metri, per altezze invece da 5 fino a 9 metri circa sarebbe necessario prevedere l’installazione degli erogatori di aerosol su 2 livelli di altezza (es. altezza locale 6 metri, primo livello di generatori a 4 metri, secondo livello a 6 metri) prevedendo inoltre un aumento del Fattore di Sicurezza (se non sai di cosa sto parlando, leggi l’articolo qui). Una potente erogazione dell’erogatore verso il basso può facilitare il raggiungimento dell’uniformità.
In caso infine di altezze superiori a 9 metri probabilmente sarebbe da preferire, anziché un impianto ad aerosol, un impianto a polvere oppure sprinkler poiché utilizzano un estinguente “più pesante” che meglio si adatta a grandi altezze, oppure ricorrere ad una protezione ad oggetto anziché a saturazione totale.
4. Trascurare il contributo dall’impianto di rivelazione incendi
Ricordiamo che, al contrario di impianti “stand-alone” come gli sprinkler, un impianto ad aerosol è da abbinare necessariamente ad un impianto di rivelazione incendi che dia il comando di attivazione.
E’ bene che, per evitare scariche di aerosol accidentali, la configurare dell’impianto di rivelazione sia a “doppio consenso” ossia che necessiti della contemporanea attivazione di 2 rivelatori di 2 zone diverse per l’attivazione dell’allarme incendio. Questo principio è valido anche in caso di superfici limitate che consentirebbero in linea teorica un singolo rivelatore per la rivelazione. Inoltre il comando di spegnimento deve essere inviato da una centrale di spegnimento che sarà così certificata secondo la normativa EN 12094-1.
Altra cosa da non trascurare è il ritardo temporale da interporre prima della scarica, utile per garantire che eventuali occupanti evacuino in sicurezza l’ambiente protetto, oppure permettere agli automatismi di completarsi (es. chiusura serrande e porte tagliafuoco). Tipicamente si tratta di 30 o 60 secondi.
5. Installazione non a regola d’arte


Una volta definito il numero di generatori necessario per la protezione di un locale si fa l’errore di pensare che basta buttarli lì in un angolo, collegarli elettricamente, et voilà la protezione è completa.
Sbagliato! E’ invece sempre necessario garantire un’installazione il più omogenea possibile nell’ambiente così che anche la concentrazione finale di aerosol sia uniforme, e questo vale ancor di più per ambienti congestionati. Inoltre è assolutamente necessario garantire il massimo percorso libero da ostacoli per gli erogatori di aerosol, quindi senza indirizzare il getto verso pareti, mensole o scaffalature. Questo limiterebbe la corretta espansione dell’agente estinguente causando inoltre aggregazioni di particelle localizzate.